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DALLA PULSAZIONE AL METRO

Aggiornamento: 23 ago


RAGGRUPPARE LA PULSAZIONE

Quando siamo di fronte a una pulsazione, dunque a un suono costante sempre uguale a sé stesso, è dimostrato che tendiamo a dividerlo in gruppi¹


In pratica se ascoltiamo il "tic" di un orologio, il battito del cuore o il battito del piede, non contiamo semplicemente 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, ecc, né ripetiamo 1, 1, 1, ma segmentiamo l’impulso in gruppi come 1, 2, 1, 2, tic, toc, tic, toc oppure 1,2,3, 1,2,3 o ancora 1, 2, 3, 4, 1, 2, 3, 4, ecc...

I TICCHETTII DELL OROLOGIO SONO SEPARATI DALLA STESSA DURATA DI TEMPO, SONO PERIODICI, COME ILL BATTITO DEL METRONOMO.

Il metro è una indicazione che ci dice come formiamo questi gruppi quando siamo di fronte ad una pulsazione infinita e sempre uguale a sé stessa.


L'ACCENTO

A segnare l'inizio e la fine di un gruppo di pulsazioni è l'accento². L'accento è una particolare variazione di volume, di intonazione, timbrica, ecc³, che serve a marcare l'inizio di un gruppo. Il gruppo finisce con l'accento successivo.


BATTUTE

In musica questi raggruppamenti di due o più pulsazioni si chiamano battute o misure. Le battute sono rappresentate graficamente con delle barre verticali che ne segnano i confini. Riassumendo: quando abbiamo una pulsazione sempre uguale a sé stessa, tendiamo a dividerla in gruppi mediante l'accento, questi gruppi si chiamano battute, le battute sono delimitate con delle barre verticali.


UNA SERIE DI PULSAZIONI VIENE SPONTANEAMENTE DIVISA IN GRUPPI, LE BATTUTE SONO LA RAPPRESENTAZIONE GRAFICA DI QUESTI GRUPPI O INSIEMI DI PULSAZIONI.

IL METRO

Il metro ci dice innanzitutto quante pulsazioni contiene ogni battuta. In spagnolo metro e battuta sono compresi nella stessa parola compás. Se peró ci riferiamo al simbolo, quello con due numeri, uno sopra l'altro, allora parliamo di un'indicazione che ci aiuta a interpretare lo spartito: il numero nella parte alta ci dice quante pulsazioni contiene ogni battuta, il numero nella parte bassa ci dice quale nota rappresenta la pulsazione sul pentagramma. In sostanza il numero sopra ci dice la quantità, quello sotto la qualità.


Stando a questa indicazione ogni gruppo è composto da quttro mele rosse.

UNA SEMIMINIMA O UNA MELA, IL METRO ESPRIME L'OGGETTO DENTRO ALLA BATTUTA

In musica non abbiamo frutta per rappresentare la pulsazione ma una scelta più o meno varia di note. La più comune per rappresentare la pulsazione è la nota con la testa nera, la semiminima, o nota da un quarto.

QUESTA BATTUTA CONTIENE QUATTRO SEMIMINIME

Ad esempio un metro in quattro quarti indica che ogni battuta ha al suo interno quattro pulsazioni (numero sopra) ciascuna rappresentata da una nota da un quarto, ovvero la semiminima (numero sotto).

LA BATTUTA DELIMITATA DA BARRE VERTICALI E IL METRO, OVVERO LA REGOLA CHE CI DICE COME DIVIDERE LA PULSAZIONE IN BATTUTE, è  POSTO ALL INZIO DELLA BATTUTA

Molti si sbagliano e mettono un segno di frazione fra i due numeri. In realtà l'indicazione metrica non prevede nessuna operazione matematica.


A COSA SERVE IL METRO

Raggruppare le pulsazioni in gruppi ci dà due grandi vantaggi immediati:

  • PRATICITÀ: se ho 80 pulsazioni forse è meglio dividerle per non ritrovarmi a dire al mio collega musicista che il cambio è alla pulsazione 48. Meglio dividere queste pulsazioni in gruppi da 4 e dire troviamoci alla battuta 12. Oppure meglio dire che una determinata frase si trova fra battuta 9 e battuta 10 piuttosto che nello spazio fra pulsazione 36 e pulsazione 44.

  • SIMMETRIA: Anche visivamente, è più facile riconoscere una melodia o un ritmo che si ripete ogni 4 o 8 battute, piuttosto che ogni 16 o 32 pulsazioni. Grazie al metro possiamo costruire strutture più grandi come strofe, ritornelli, sezioni, facilitando la gestione delle simmetrie, delle ripetizioni e dei contrasti a livello macro.


TEMPI FORTI E TEMPI DEBOLI

Quando si pone il primo accento e si forma una battuta, al suo interno si instaura automaticamente una gerarchia di pulsazioni più forti e più deboli, sulla quale articoliamo il ritmo e tutto il discorso musicale con combinazioni straordinarie⁴. Qui sta tutto il fascino del metro.


COME IL METRO EMERGE IN SITUAZIONI COMPLESSE

Abbiamo iniziato a parlare del metro come se nascesse dal nulla, da una serie di pulsazioni immaginarie, ancestrali o molto semplici come quelle dell'orologio.

In realtà il metro non è sempre esplicitato: nella maggior parte dei casi emerge come struttura latente a partire da una rete di eventi musicali che condividono una pulsazione di fondo. Quando ascoltiamo un brano complesso il cervello cerca regolarità e individua una pulsazione comune che funge da riferimento. Il metro si manifesta come il modo in cui questa pulsazione viene raggruppata.


METRO COME RITMO

Alcuni teorici vedono il metro come una semplice forma di ritmo⁵. Questo modo di vedere il metro non è affatto sbagliato e ci risparmia la fatica di dover trovare un senso troppo profondo a questo concetto. D'altra parte il metro consiste nell'alternanza fra movimenti accentati e non accentati, proprio come il ritmo. Certo è che, anche se dovessimo intendere il metro come ritmo, sicuramente la sua conformazione mantiene proprietà speciali, come la simmetria nel caso del quattro quarti, e alla fine ci si ritroverebbe in qualche modo a trattarlo diversamente da un ritmo comune.


CONCLUSIONE

La divisione di una serie di pulsazioni in gruppi, per mezzo dell'accento, forma le battuta, una nuova unità di misura. Il metro, che può variare a seconda del brano, indica quante pulsazioni sono contenute in ogni battuta e sullo spartito indica anche come rappresentare la singola pulsazione. Applicare le indicazioni del metro e racchiudere le pulsazioni in battute rende più pratica la misurazione musicale e, non da meno, dà vita a una gerarchia di punti forti e deboli fra le pulsazioni interne alla battuta. La battuta è la prima vera cellula musicale con dinamiche interne e vita propria.




NOTE

  1. pag.171, Oxford Handbook of Music and Brain e pagina 9, The Geometry of Musical Rhythm

  2. Studi condotti tramite elettroencefalogramma hanno mostrato come, anche immaginando un accento non fisicamente presente, il cervello generi il picco atteso nelle specifiche frequenze. Interessante no?

  3. Si veda l'articolo "tecniche di accentazione"

  4. Si veda l'articolo "tempi forti e tempi deboli"

  5. Christopher Hasty, Meter As A Rhythm

    Godfried T. Toussaint, The Geometry of musical Rhythm



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