PENTAGRAMMA
- Elia Grassi

- 29 mag
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 20 ago

Così come il sistema temperato ha origini cinesi, attribuito al teorico Zhao Yu, il pentagramma è invece una invenzione europea. Nato nel contesto medievale, ha contribuito a diffondere in tutto il mondo un modo preciso e ordinato di scrivere la musica, e ancora oggi è il sistema più usato dall’essere umano per leggere, scrivere e tramandare il suono.
Cinque linee orizzontali, quattro spazi. Basta questo schema essenziale per indicare l’altezza e la durata di ogni nota. Quando scriviamo una nota sul pentagramma, fissiamo due informazioni in una sola forma: che suono produrre e per quanto tempo farlo durare.
ALTEZZA
La posizione verticale della nota sul pentagramma ci dice quanto è acuto o grave il suono. Se una nota è scritta in alto, il suono sarà più acuto; se invece è in basso, sarà più grave. Le note possono trovarsi sulle linee del pentagramma o negli spazi bianchi tra una linea e l’altra. Ogni linea e ogni spazio corrispondono a una nota specifica. Guardando dove è scritta una nota, possiamo scoprire il suo nome e immaginarne l’altezza.
Ad esempio, in chiave di violino, la prima linea (quella più in basso) è il MI, mentre lo spazio sopra quella linea è il FA. Entrambe queste note si trovano nella zona centrale della tastiera, dove i suoni non sono né troppo gravi né troppo acuti, ma simili alla voce parlata.

DURATA
Al contrario, la forma delle note non incide sull'altezza o sul nome della nota, ma ne cambia durata nel tempo. Ad esempio, una nota vuota e senza gambo dura di più della stessa nota con gambo e testa nera. Riassumendo, la posizione verticale delle note, misurata in linee e spazi bianchi, ci fornisce il nome della nota e la sua altezza. La forma delle note indica la loro durata nel tempo.


CONCLUSIONE
Chi legge musica impara a vedere due cose in una nota: l'altezza e la durata. Una nota posizionata sul secondo spazio, con la testa piena e il gambo, rappresenta un'immagine sonora che dice: questa è l'altezza, questo il tempo. Ecco perché leggere la musica non è solo riconoscere simboli: è immaginare un suono.




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